Blog del dott.Nardelli

Malattia Emorroidaria: sintomi, trattamento e quando intervenire chirurgicamente

Attualmente si preferisce indicare tale patologia come MALATTIA EMORROIDARIA considerando le emorroidi come strutture normalmente esistenti nel canale anale, dette anche “cuscinetti anali”, che contribuiscono alla continenza anorettale. Si intende quest’ultima la funzione che ci permette di contenere le feci nell’ampolla rettale e di espellere le stesse con il controllo della nostra volontà.

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I sintomi principali della malattia emorroidaria sono :

  • perdite di sangue
  • prolasso

Le perdite di sangue avvengono generalmente dopo la defecazione e possono essere molto abbondanti (tanto da sporcare la tazza del water e gli indumenti) oppure presentarsi in maniera minima (tracce sulla carta igienica); possono essere molto frequenti, talune volte ogni giorno, o saltuariamente.

Per prolasso si intende la fuoriuscita delle emorroidi all’esterno dopo l’atto defecatorio, a seconda della gravità possono rientrare spontaneamente con la riduzione manuale (in pratica il paziente con le dita le riposiziona all’interno del canale anale) oppure rimangono in modo permanente all’esterno.

Da quanto esposto si può facilmente constatare che non ho parlato di dolore in quanto quest’ultimo si presenta solo quando la malattia emorroidaria si complica con la trombosi emorroidaria o lo strangolamento emorroidario.

Quando e come trattare le emorroidi?

Prima di addentrarci sul trattamento della malattia emorroidaria è doveroso una  importante considerazione.

Tutte le valutazioni riguardo il se operare, quando operare e come operare devono essere fatte da un professionista qualificato, in questo caso chirurgo colo-rettale, che deve innanzitutto escludere la presenza di altre malattie più gravi interessanti il colon e retto e nello stesso decidere se intervenire chirurgicamente e con quale tecnica.

Per poche malattie esistono tante tecniche, chirurgiche e non, come per la malattia emorroidaria e nello stesso tempo, purtroppo, si è anche speculato in maniera non del tutto onesta pubblicizzando tecniche inefficaci (per l’alto numero delle recidive) e talvolta anche rischiose per le gravi complicanze.

E’ doveroso precisare che non tutti i pazienti con patologia emorroidaria necessitano di un trattamento chirurgico.

Nei casi iniziali, quando il sanguinamento è minimo (si presenta molto sporadicamente) ed il prolasso quasi inesistente non è indicato, generalmente, alcun intervento. In questi casi si cerca di curare la stitichezza (quasi sempre presente) con una dieta ed uno stile di vita adeguato e si prescrivono in genere integratori.

Quando l’intervento è indispensabile?

Bisogna distinguere i casi nei quali il trattamento chirurgico è indispensabile e deve essere fortemente consigliato al paziente, direi quasi imposto, da quelli facoltativi nei quali la  decisione spetta solo al paziente con lo scopo di migliorare la qualità della propria vita.

Rientrano nel primo caso tutti i pazienti che perdono sangue ogni giorno dopo l’atto defecatorio. In questo caso si impone il trattamento della malattia emorroidaria perché questa situazione porta inesorabilmente il paziente ad uno stato anemico tanto grave da richiedere anche trasfusioni di sangue. Per questo motivo ho affermato precedentemente che l’intervento deve essere quasi imposto al paziente.

Nei casi dove è presente un prolasso ed il sanguinamento è saltuario il trattamento è consigliato come anche in presenza di un prolasso permanente.

Nella maggioranza dei casi i pazienti chiedono l’intervento al fine di migliorare la qualità della loro vita, anche di relazione (basti pensare a persone, anche giovani, costrette a portare un pannolone protettivo), altre decidono di convivere con questo disturbo e soggezione.

Come trattare la malattia emorroidaria?

Per quanto riguarda il come trattare la malattia emorroidaria, è necessario innanzitutto fare alcune importanti considerazioni.

Il trattamento ideale deve rispondere a questi quesiti basilari:

  • essere decisivo e definitivo per il paziente, questo significa che deve avere un basso numero di recidive e deve essere efficace;
  • dolore postoperatorio accettabile e una ripresa rapida dell’attività lavorativa.

In pratica dopo qualche mese dall’intervento il paziente deve affermare di stare bene e di aver risolto il suo problema. Quante volte si sente che l’operazione è riuscita ed il paziente continua a stare male!

Le domande che più frequentemente pongono i pazienti sono:

  • Con che tecnica mi opererà, la classica?
  • Userà il laser?
  • Dopo l’intervento ci sarà il tampone?
  • Dopo quanto tempo potrò andare in bagno?

Le tecniche che con gli anni si sono dimostrate più efficaci nel trattamento delle emorroidi sono: Milligan Morgan, Ferguson e la Parks.

In genere i gruppi emorroidari presenti sullo stesso paziente sono tre ed ognuno di questi può essere trattato con una di queste tecniche. A queste si aggiunge una tecnica in uso da qualche anno che non prevede la resezione del prolasso, bensì una sutura con filo riassorbibile che provoca una necrosi della mucosa e la fissazione della stessa.
Personalmente, dopo esperienze non del tutto positive, ho abbandonato l’uso del laser. Il famigerato tampone postoperatorio è stato abolito da anni.

Normalmente le funzioni intestinali riprendono già dal giorno successivo all’intervento.

Dott. Nicola Nardelli

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